Non riesci a correggere i difetti visivi nonostante i molteplici tentativi? Quando né l’occhiale né le lenti a contatto riescono a farti vedere bene è importante effettuare una visita oculistica per verificare l’eventuale presenza di Cheratocono.
La cornea è la parte trasparente che si trova davanti all’occhio, incastonata come il vetro di un orologio. La sua forma è importante, perché condiziona il potere dell’occhio di mettere a fuoco: se è più curva del necessario l’occhio avrà un potere maggiore, e quindi sarà miope, se invece è più piatta, l’occhio, più debole, si dirà ipermetrope.
Una cornea di forma “normale” è all’incirca una sfera perfetta che ha la stessa curvatura in ogni direzione. In alcuni casi però la cornea, invece di essere sferica come un pallone da calcio, presenta una curvatura che la fa somigliare più ad un pallone da rugby, con due curvature diverse, più piatta in una direzione e più curva a 90° da questa. In questo caso l’occhio si dice astigmatico (termine derivante dal greco, che significa “non puntiforme”) e riesce a mettere a fuoco meglio le linee in una direzione e peggio quelle ortogonali.
Ma sia la palla da rugby che il pallone da calcio sono superfici regolari, e comunque regolari sono le immagini che riescono a formare sulla retina, e se queste non sono perfettamente a fuoco, poco male, basta variare la focalizzazione dei raggi in entrata con una lente adeguata e l’immagine retinica sarà comunque buona.
Se la cornea è sferica, ma troppo curva, l’occhio sarà troppo potente (miope) ed allora una lente negativa toglierà il potere eccessivo, consentendo una buona messa a fuoco; se è sferica, ma troppo piatta, l’occhio sarà poco potente (ipermetrope), ed allora occorrerà, per mettere bene a fuoco, un occhiale con lenti positive.
Se l’occhio ha due curvature differenti (astigmatico), occorrerà una lente con due curvature differenti, orientata in modo che ogni sua curvatura corregga la curvatura corneale corrispondente.
La cornea può essere soggetta ad una deformazione irregolare, che impedisce una buona visione, che prende il nome di Cheratocono. Cerchiamo di capire di cosa di tratta questa malattia dell’occhio.
Lo strato centrale della cornea, che ne rappresenta quasi il 90% dello spessore, è formato da uno strato di lamelle di collagene, tutte più sottili della lunghezza d’onda della luce e ordinate nella stessa direzione, che ne garantiscono la trasparenza. La consistenza della cornea, che deve contrastare la pressione interna dell’occhio, è garantita da cellule chiamate cheratociti, che formano una rete di contenimento di tutta la struttura.
In alcuni casi, però, la rete di cheratociti è meno forte del necessario e si sfianca progressivamente. La cornea si assottiglia sempre più fino, nei casi estremi, ad arrivare alla perforazione.
Quando e perché avviene questo non è ancora controverso: di certo c’è una predisposizione famigliare e in alcune località il problema è notevolmente più diffuso che altrove.
La cornea affetta da Cheratocono (il nome indica che la cornea si deforma finendo col somigliare più ad un cono che ad una sfera) si sfianca in maniera irregolare, e quindi, purtroppo nessun occhiale potrà dare una visione perfetta. Perché l’immagine retinica, e quindi la visione, sia di buona qualità le superfici dei corpi trasparenti devono essere regolare e se proprio quella più importante, la superficie corneale, non lo è, allora nessun occhiale lo potrà permettere.
L’unico modo per curare il cheratocono, ovvero far vedere bene un occhio con la cornea deformata, è utilizzare una lente a contatto di tipo semirigido, che ha una sua perfetta forma geometrica.
Una lente a contatto morbida non sarebbe altrettanto efficiente, in quanto, adagiandosi e ricalcando la forma della cornea sottostante, avrà la stessa irregolarità esterna.
Immagina la superficie corneale come una tavola da pranzo e la deformazione dovuta al Cheratocono come un piatto appoggiato sopra: il disordine sarà evidente. Se metto una tovaglia sul tavolo, senza togliere il piatto, anche se un po’ mascherato il dislivello sarà evidente lo stesso, perché la tovaglia non ha una forma superficiale propria, ma ricalca quella degli oggetti sottostanti. Così si comporta una lente a contatto morbida, che ricalca la superficie corneale.
Se però sul tavolo con il piatto appoggio una grossa spianatoia, la superficie ritorna regolare, ed il piatto sotto non ne disturba più il profilo. Così si comporta una lente a contatto rigida (o semirigida), che ha una forma propria. Nei casi in cui si verifica un eccessivo assottigliamento della cornea, per tornare a vedere senza indossare le dolorose lenti a contatto rigide, sarà necessario un trapianto cornea cheratocono.
Come ci si accorge di avere il Cheratocono? Il modo migliore è un controllo regolare attraverso una visita specialistica: un astigmatismo che varia con il tempo dà sicuramente un sospetto, soprattutto se anche con gli occhiali non si riesce ad ottenere una buona acutezza visiva.
In questo caso bisogna effettuare una mappa corneale, ossia un’analisi della curvatura corneale fornita da un particolare strumento computerizzato: oggi esistono tecniche di contenimento del Cheratocono (cross linking), che fortificano i legami tra cellula e cellula e mantengono la buona forma corneale.
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