L’intervento per guarire dalla cataratta è in assoluto il più praticato dopo il parto; in Italia ne vengono effettuati circa 400000 l’anno, delle quali il 99% avvengono oramai senza necessità di ricovero. Vedere bene o vedere male è un concetto assolutamente relativo. Accade spesso che chi dice di vedere bene, davanti alla tavola dei numeri e lettere, utilizzata per misurare la vista, riesca a malapena a distinguere la terza riga, mentre chi lamenta una vista offuscata, nelle stesse condizioni, legge tranquillamente anche l’ultima. Cerchiamo di chiarire le cose.
La cataratta è una malattia oculare caratterizzata dalla progressiva opacizzazione del cristallino. L’opacizzazione è un lento processo che inizia generalmente intorno ai sessant’anni di età, anche se ci sono sempre più casi di cataratta precoce ovvero nelle persone più giovani. Quando il cristallino è totalmente opacizzato il soggetto non vede più bene, chiaro e limpido, ma si accorge di avere la vista offuscata. In questi casi l’unica soluzione è l’intervento chirurgico, si procede con un’operazione che permetterà di inserire un nuovo cristallino artificiale in sostituzione a quello danneggiato.
Inizialmente in presenza di questa malattia i sintomi sono molto leggeri, quasi impercettibili. Man mano che l’opacizzazione del cristallino peggiora i sintomi iniziano a farsi più evidenti e il soggetto inizia ad avvertire:
Visione offuscata
Fastidio alla luce
Visone distorta dei colori
Necessità di dover cambiare frequentemente gli occhiali
Tra tutte le cause che possono determinare l’insorgere di questa malattia, prima fra tutte è l’età, dai 60 anni in su, generalmente, la cataratta inizia pian piano la sua ascesa. Oltre l’età, ci sono altre cause meno comuni che possano essere considerate come causa:
Protratta esposizione ai raggi solari nocivi, senza lenti protettive dei raggi UV
Traumi oculari
Uso di alcuni farmaci, come ad esempio il cortisone
Presenza di alcune malattie sistemiche come il diabete, malattie dell’occhio come il glaucoma o difetti visivi come la miopia.
La cataratta è una malattia degenerativa per cui non può essere curata definitivamente se non con uno specifico intervento chirurgico. Durante la prima fase la malattia può essere attenuata attraverso il cambio frequente di occhiali oppure aumentando l’illuminazione negli spazi di vita quotidiana. Un tempo, prima di procedere con l’operazione, si attendeva che la cataratta divenisse “matura” ovvero si aspettava il completo indurimento del cristallino per facilitare l’esportazione. Questo comportava un’incisione chirurgica più invasiva che costringeva il paziente a qualche giorno di ricovero ospedaliero. Attualmente non è più così quindi quando si opera la cataratta? Generalmente è consigliabile sottoporsi all’intervento chirurgico quando i disturbi iniziano ad essere limitanti, ovvero limitano la qualità della vita, e soprattutto ci si deve operare quando l’oculista valuta che sia giunto il periodo limite al fine di evitare un’eccessiva maturazione, che può rendere più complicato l’intervento.
Oggi l’intervento di cataratta avviene attraverso una tecnica chirurgica innovativa chiamata facoemulsificazione. Il nome della tecnica prende il nome dal tipo di strumento utilizzato per l’intervento, il facoemulsificatore, una macchina che produce ultrasuoni ad altissima frequenza.
I vantaggi di questa tecnica innovativa possono essere ridotti in 5 punti:
1 ridotto trauma chirurgico (incisione di circa 2.2- 2.8 mm)
2 rapido recupero visivo
3 impianto di cristallini artificiali pieghevoli sempre più piccoli ed efficienti (possibilità di azzerare difetti visivi da vicino o da lontano o entrambi)
4 anestesia più superficiale (molto più sicura per pazienti anziani o in cura con farmaci anticoagulanti)
5 intervento senza obbligo di ricovero
Questo tipo di tecnologia ha reso la chirurgia della cataratta più prevedibile e sicura con un recupero visivo post operatorio molto più rapido. Oggi, grazie all’evoluzione tecnologica dei cristallini artificiali, è possibile correggere, contestualmente alla rimozione della cataratta, quasi tutti i difetti visivi.
Per la maggior parte delle persone vedere “bene” vuol dire solo vedere a sufficienza per le necessità quotidiane. Mi spiego con un esempio: prendiamo due persone con le stesse identiche capacità visive, e poniamo che tutte e due riescano a leggere per un’ora senza nessuna difficoltà. Poniamo che una delle due persone fa un lavoro manuale e legge solo i titoli dei giornali, per pochi minuti, mentre fa colazione al bar, mentre l’altra, per lavoro, deve stare per sei ore al giorno davanti al computer. il primo sicuramente dirà, in perfetta buona fede, di avere una vista ottima, mentre il secondo lamenterà visione offuscata assieme ad altri sintomi si astenopia, ossia di affaticamento visivo.
Per quanto attiene alla visione, spesso si presentano una serie di sintomi e segni che prendono il nome di “astenopia”, (dal greco “vista senza forza”) ossia di affaticamento visivo. L’astenopia si manifesta in modo differenti da persona a persona, ma per tutti la causa è la stessa: richieste ambientali che superano le risorse visive.
I segni e sintomi derivanti dall’astenopia sono molteplici: tra i sintomi elenchiamo la sensazione di visione annebbiata, il fastidio alla luce (fotofobia), la visione sdoppiata, la difficoltà di visione al crepuscolo, la difficoltà a riprendere a vedere dopo l’abbagliamento, la difficoltà a mettere a fuoco lontano dopo che si è stati a lungo a fissare da vicino, in lettura o al computer, la visione prima sdoppiata e che poi si ricompone, il male di testa, il blefarospasmo (ammiccamento parossistico), la stanchezza organica e tanti altri. Tra i segni possiamo annotare occhiaie, occhi arrossati, lacrimazione ecc.
Tutti i segni ed i sintomi normalmente associati alla fatica visiva possono però avere anche cause patologiche, per cui il primo passo è una visita oculistica per escludere patologie in atto. Se poi gli occhi sono a posto, si tratta di ristabilire l’equilibrio tra richieste ambientali e risorse visive dell’organismo, e questo si può ottenere in tre modi: diminuendo le richieste, utilizzare strumenti, aumentare le risorse.
Per quanto banale possa sembrare, la diminuzione delle richieste è la via più seguita: chi ha fastidi alla guida notturna o si stanca quando legge molto, spesso risolve il tutto non guidando la sera o evitando la lettura, chi ha fastidi con la luce, risolve indossando occhiali da sole con ogni luce, anche se è nuvoloso, e magari anche dentro casa.
La seconda via, ossia l’utilizzo di strumenti, ha il grosso vantaggio di aiutarci a mantenere prestazioni elevate: nel caso di prima se chi ha fastidi alla guida o alla lettura e di professione fa il camionista o è uno studente, evidentemente non può diminuire o annullare l’impegno, può però usare lenti specifiche per la guida o lenti a supporto accomodativo, ideate proprio per ridurre l’astenopia.
La terza via, è senz’altro la meno battuta, anche se è la più salutare. Si tratta degli esercizi visivi: un pochino di ginnastica oculare per pochi minuti al giorno e il sistema visivo si rafforza e torna in grado eseguire i compiti quotidiani.
Una volta che un controllo oculistico abbia eliminato ogni sospetto di patologia (cataratta o altro), possiamo risolvere il problema ricorrendo ad una delle precedenti soluzioni, con un breve periodo di esercizi, con gli occhiali adeguati o una ridisposizione ergonomica del posto di lavoro. La cosa importante da capire è che non si può fare da soli, ma che occorre il consiglio di un professionista: un optometrista qualificato è quello che fa per voi.
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